Lo sportivo, per la ripetitività del gesto atletico, sia in allenamento che in gara, sottopone a sollecitazione le proprie strutture osteomuscolari esponendosi al rischio di produrre nel tempo patologie da sovraccarico funzionale. Per meglio comprendere il lavoro articolare di uno sportivo professionista, basti pensare che un nuotatore di elevato livello di qualificazione, durante una stagione agonistica di 10 mesi, tra allenamenti e gare esegue con l’arto superiore 1.000.000 di bracciate, con tutte le implicazioni che ciò può comportare sulle spalle.
Oltre a questo rischio l’atleta, soprattutto se inesperto o poco allenato, può eseguire il gesto atletico scorrettamente od in condizioni non ottimali creando i presupposti per danneggiare il proprio organismo. Le lesioni acute invece riconoscono un momento meccanico preciso (cadute o colpi diretti) che produce lesioni immediate dolorose e che impone la sospensione dell’attività.
Le lesioni possono quindi essere di due tipi:
1 – da sovraccarico funzionale (sollecitazione articolare abnorme e/o eccessivamente ripetuta);
2 – traumatiche (cadute o colpi diretti).